Il
progetto è ambizioso. Ne parliamo con Valerio Minnella, uno
dei fondatori di Orfeo Tv:
Che
cos'è una televisione di strada?
Nella
nostra accezione, è semplicemente un'emittente televisiva
di così bassa
potenza che la si può ricevere in una sola strada, in un
piccolo quartiere o addirittura in un solo caseggiato,
insomma in poche centinaia di metri di distanza dal
trasmettitore.
Che
senso ha una televisione di quartiere mentre un solo
individuo controlla la totalità delle catene televisive,
alcune grandi case editrici, alcuni quotidiani (e potrebbe
ottenere entro breve tempo il controllo di due fra i più
diffusi quotidiani nazionali)?
Ha
senso proprio perché in Italia si è creato un nuovo
monopolio. Il cavalier Banana oggi controlla direttamente
e/o indirettamente oltre il 92% del panorama televisivo
(percentuale che cresce se prendiamo in considerazione
l'apparato per la raccolta pubblicitaria che serve anche
piccole TV, che per questo non si possono più definire
indipendenti). Non è più il monopolio statale abbattuto
nel '76, ma un nuovo monopolio o oligopolio gestito da
un'azienda. Ogni forma di alternativa, anche se minuscola,
serve a incrinare questo stato di fatto, anche se è la
battaglia di Davide contro Golia. Ma noi crediamo che questo
Davide abbia in mano buone armi per vincere il duello: Prima
di tutto la Costituzione. L'art.21 sancisce la libertà di
stampa ed espressione senza bisogno di alcuna autorizzazione
o concessione. Poi le nuove tecnologie. Oggi chiunque può
diventare un operatore televisivo, con una telecamerina
digitale di quelle che si comprano per filmare le vacanze,
che può essere collegata al PC di casa per il
"montaggio" delle riprese. Sempre tramite lo
stesso PC, poi, tutto ciò che viene prodotto da un singolo
operatore o da una singola Tv di strada, può essere spedito
via Internet a tutte le altre Tv, creando una sorta di
network che permetterà ad ogni emittente di disporre di
un'enorme quantità di materiale, tale per cui fare Tv non
sarà più costoso e faticoso.
La
vostra può essere definita una forma di "disobbedienza
civile"?
Si
può anche essere definita tale: disobbedienza ad un a legge
incostituzionale (la Mammì e i suoi discendenti), quindi
lotta per il ripristino di un diritto costituzionale. E
anche lotta ecologica: in favore della diversità, contro il
tentativo di ridurre la biosfera della comunicazione ad un
acquario dominato dalla monocultura del pesce banana.
Chi
può costruire una televisione di strada?
In
teoria chiunque: nella scelta dei materiali e delle
tecnologie che abbiamo utilizzato nell'installare OrfeoTv
(il progetto pilota di Telestreet) abbiamo posto particolare
attenzione nell'utilizzare solo componenti commerciali di
facile reperibilità e utilizzo. Proprio per rendere facile
la replicabilità della nostra esperienza (sul sito www.telestreet.it
tutto il processo è descritto per filo e per segno)
Quanto
denaro occorre?
Il
costo dell'apparato di trasmissione che abbiamo utilizzato
noi è un po' sotto i mille euro (trasmettitore, cavi,
antenne, ecc.), a questi ovviamente vanno aggiunti
telecamere, videoregistratori, computer e quant'altro serve,
ma che di solito molti già possiedono.
In
quali sanzioni può incorrere chi costruisce una televisione
di strada?
L'art.30
della legge Mammi', modifica cosi' l'art. 195 del codice
postale: "Art. 195. - (Installazione ed esercizio di
impianti di telecomunicazione senza concessione od
autorizzazione - Sanzioni)
1)
Chiunque installa od esercita un impianto di
telecomunicazione senza aver ottenuto la relativa
concessione o autorizzazione e' punito, se il fatto non
costituisce reato, con la sanzione amministrativa pecuniaria
da lire 500.000 a lire 20.000.000.
2)
Se il fatto riguarda impianti radioelettrici, si applica la
pena dell'arresto da tre a sei mesi.
3)
Se il fatto riguarda impianti di radiodiffusione sonora o
televisiva, si applica la pena della reclusione da uno a tre
anni. La pena e' ridotta alla metà se trattasi di impianti
per la radiodiffusione sonora o televisiva in ambito locale.
4)
Chiunque realizza trasmissioni, anche simultanee o
parallele, contravvenendo ai limiti territoriali o temporali
previsti dalla concessione, e' punito con la reclusione da
sei mesi a due anni.
5)
Il trasgressore e tenuto, in ogni caso, al pagamento di una
somma pari al doppio dei canoni previsti per ciascuno dei
collegamenti abusivamente realizzati relativamente al
periodo di esercizio abusivo accertato e comunque per un
periodo non inferiore ad un trimestre. Non si tiene conto,
nella determinazione del canone, delle agevolazioni previste
a favore di determinate categorie di utenti.
6)
Indipendentemente dall'azione penale, l'Amministrazione puo'
provvedere direttamente, a spese del possessore, a
suggellare o rimuovere l'impianto ritenuto abusivo ed a
sequestrare gli apparecchi". Come si vede, non ci sono
andati leggeri per proteggere il Berlusca. Nella pratica
fino ad oggi, per quello che ne sappiamo noi, sono pochi i
casi in cui il ministero e' intervenuto (a parte
TeleFabbrica) e, solo in alcuni casi di disturbo, al massimo
ci sono state multe di alcuni milioni (di vecchie lire). In
ogni caso e' una battaglia che vale la pena di affrontare.
Noi abbiamo tutta l'intenzione di portarla fino in fondo.
Una
definizione della televisione “tradizionale”
Definizione?
Beh, direi il più grosso mezzo per l'ottenimento del
consenso, il mascheramento della realtà e la massificazione
dei cervelli, dei consumi e dei costumi.
Una
definizione della televisione in videostreaming
Buona
parte della comunicazione nel futuro, ma, oggi e ancora per
qualche anno, limitato ad un ristretto numero di persone.
Da
più parti è stato notato come la RAI di oggi coincida con
quella progettata da Licio Gelli. Lo stato dell'informazione
italiana è frutto della scalata di un imprenditore
corrotto, o il compimento di un disegno politico?
Perché
le due ipotesi dovrebbero essere in contrapposizione? E'
certo che la maggior parte degli aderenti alla P2, qual'era
anche il signor Berlusconi, era tale non solo perché
allineati ideologicamente con il sig. Gelli e gli altri
golpisti, ma anche perché da questa associazione riceveva o
pensava di ricevere favori e aiuti economici, organizzativi
e di mercato di ogni genere.
Analogie
tra telestreet e la lotta che negli anni settanta portò
alla prolificazione delle radio libere
Beh,
non è un caso che una parte dei promotori di Telestreet,
siano stati allora, nel '75, tra i fondatori di Radio Alice.
Cosa sia stato Radio Alice dovrebbero saperlo tutti, però
voglio ricordare che Radio Alice è stata una delle radio
che hanno sollevato l'eccezione di incostituzionalità che
portò poi alla famosa sentenza 202 del '76, che
decretò il crollo del monopolio RAI (come vedi è un
argomento che pratichiamo da allora). Ma soprattutto mi
piace ricordare che Alice fu la radio che rivoluzionò il
linguaggio radiofonico e il rapporto fra ascoltatore ed
emettitore, fu la radio che invento la diretta (oggi pare
impossibile che prima di allora non esistesse), che eliminò
ogni filtro ed ogni censura. Su Radio Alice e il suo
linguaggio sono usciti una dozzina di libri (non solo in
Italia, ma anche in Francia, Austria, ecc.), quest'anno, in
concomitanza con il venticinquennale della chiusura "manu
militari" ne sono usciti due, più un film documentario
di Guido Chiesa, un altro film, di fiction questa volta,
dovrebbe entrare in lavorazione nel 2003. Insomma più che
di analogia, io parlerei di discendenza.
Che
cos'è NO WAR TELEVISION?
E'
stato (e forse sarà ancora) un interessantissimo
esperimento di Tv fatta dal basso: il 10 dicembre scorso, in
occasione della giornata nazionale per la pace indetta da
Emergency, su iniziativa di Gino Strada e Giulietto Chiesa,
NO WAR TLEVISION ha trasmesso per 10 ore su di un canale
satellitare affittato per l'occasione. Per quelli che hanno
partecipato è stata una gran bella esperienza, perché alla
messa in onda hanno partecipato decine di gruppi e
videomaker di diverse estrazioni ed esperienze, che hanno
collaborato gli uni con gli altri su di una base di parità,
dimostrando la possibilità di fare Tv dal basso, senza una
struttutra centralizzata di controllo.
Orfeo
tv è stata la prima televisione di strada. Che tipo di
programmazione avete finora trasmesso?
In
realtà è difficile descrivere il tipo di programmazione,
perché in OrfeoTv non ha un palinsesto, non ha degli schemi
fissi, né argomenti privilegiati. Quindi le trasmissioni
dipendono in massima parte dalle scelte dei singoli
collaboratori, che decidono autonomamente cosa trasmettere e
quando sulla base di quello che c'è, degli eventi
quotidiani, ecc. Abbiamo trasmesso interviste sul quartiere,
sulla città e su temi globali (la guerra, i presunti
attentati alla chiesa di San Petronio, ecc.). Abbiamo fatto
piccole tavole rotonde, servizi sulle manifestazioni
sindacali o sui consultori per l'interruzione di gravidanza,
cortometraggi di giovani autori di quelli che si vedono solo
nei festival specializzati, ecc. C'è da dire che la nostra
situazione non rispecchia il progetto che abbiamo in testa.
Noi oggi siamo ancora soli, mentre il nostro progetto, come
dicevo prima, prevede che ci siano centinaia o migliaia di
Tv che producono materiali. Se mille TV producono mediamente
un solo minuto alla settimana di servizi, ogni TV ha a
disposizione mille minuti da trasmettere. Ecco che lo sforzo
diventa minimo, ed ognuno può concentrare il suo lavoro
solo sulle cose che gli interessano, facendo così
sicuramente un lavoro di qualità e con uno sforzo limitato.
Abbiamo in testa anche un po' di idee sul linguaggio e su
nuove forme televisive, ma oggi in verità arranchiamo
ancora nel tentativo di riempire il contenitore.
Quale
è il sogno di telestreet?
10.000
micro TV. Intorno ad ogni TV ruotano 20-30 collaboratori,
300-500-1000 utenti (spettatori, ma partecipanti); questo
vuol dire che ogni giorno alcuni milioni di persone guardano
qualcosa di diverso, ma soprattutto vuol dire che 100-200
mila persone escono di casa per andare al lavoro, a scuola o
a far spese con la loro telecamerina in tasca, così come
oggi prendono il telefonino, pronti a filmare le cose in cui
si imbattono nel loro quotidiano. Questa è una ricchezza
enorme che solo noi possediamo, la RAI, Canale 5 non
potranno mai contare su 100.000 operatori che sono presenti
nel posto in cui succedono le cose, nel momento in cui
succedono. Loro possono solo mandare una troupe DOPO che le
cose sono successe. I nostri operatori
parteciperanno all'evento e la loro partecipazione
modificherà l'evento stesso. Una rivoluzione culturale,
grande quanto l'altra rivoluzione culturale parallela che è
quella per cui tanti potranno decidere di fare Televisione,
invece di guardarla, perché la televisione si fa nella
porta accanto, non la fanno solo i marziani in un posto
immaginario che risponde al nome alieno di Saxarubra.
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