RIASSUNTINO

Prima Parte

 

L’evento ETEREA é stato piuttosto interessante.
Cercherò di descriverlo, senza sperare di restituire l’atmosfera.
Mi scuso per le imprecisioni che costellano sicuramente il mio resoconto. Ho preso appunti al volo, ma non ero al convegno come reporter.
faccio il possibile.

 

Alle 14 sono finite le lasagne, la sala si affolla rapidamente.
Per primo prende la parola Ambrogio.
Anche se non siamo a Genova, é come se fossimo là. Poi racconta la genesi di Orfeo TV. A un certo punto abbiamo avuto la certezza che in Italia si fosse costituito un regime. A quel punto abbiamo provato intolerabile l’impotenza e abbiamo pensato come reagire al regime in maniera efficace. Questo é il punto di partenza del nostro progetto. Telefabbrica é stato lo sviluppo finora pià interessante dello sviluppo del progetto Telestreet.

 

Poi interviene Gianluca, che fa parte del gruppo che ha lanciato Telefabbrica, a Termini Imerese. Racconta: é stata necessaria una settimana per creare a Termini le condizioni per il lancio della nostra zione. Abbiamo potuto trasmettere per tre  giorni creando un rapporto autentico con la gente. Qundo sono arrivati i carabinieri per comunicarci il verbale di sequestro e di chiusura dell’emittenete abbiamo iniziato a cercare il modo per reagire. Riprendere le trasmissioni é possibile, dal punto di vista tecnico, ma vorrebbe dire affrontare una denuncia penale. Stiamo valutando se e come farlo

 

Interviene poi Marco, ancora di Telefabbrica. Dice che l’esperienza TF é stata utile soprattutto per far circolare in ogni ambiente l’idea che si può fare, che é alla portata di tutti creare il proprio circuito di comunicazione, TF ha trasmesso due ore il primo giorno poi un’or ail secondo, e per tre ore il terzo giorno. Generalmente si trasmettevanbo interviste con operai e filmati di manifestazioni che accadevano ai cancelli. A Termini adesso si attraversa una fase difficile, c’é il rischio di una spaccatura operaia. La TV degli operai forse é un’utopia, però noi lavoriamo per questa utopia.

 

A questo punto é intervenuto Claudio di Spegnilativu, un gruppo di  mediattivisti che prevedono di lanciare una telestreet a febbraio nel quartiere di Primavalle. Descrive un poco la situazione sociale di Primavalle, l’osteria nella quale si sta creando il gruppo di ascolto pubblico. Mostra un video molto nervoso, molto bello, forse la cosa visuale più interessante che si é vista durante la giornata

 

(dimenticavo. Durante tutta la durata delle quattro sessioni pomeridiane, sul tavolo in cui parlavano i relatori erano accesi tre schermi televisivi su cui fluivano produzioni delle varie telestreet, quelle già attive e quelle in fase progettuale).

 

Manolo di Roma riferisce dell’esperienza di HubTV, che ha trasmesso a Firenze nei giorni del social forume europeo, con un trasmettitore da 50 watt. Osserva che nelle esperienze degli ultimi mesi si va manifestando una tendenza verso la polimedialità, che significa la sovrapposizione e l’intreccio di media diversi che concorrono alla creazione dell’evento stesso che registrano. Qualcosa di diverso dal multimedia, qualcosa che potremmo chiamare un multimedia con interazione proiettiva.

 

Poi interviene Torre, che parla dell’esperienza di NowarTV, che marteì scoros, il 10 dicembre, ha coinvolto un grande numero di mediattivisti in varie città italiane e ha reso possibile un funzionamento di tipo assolutamente innovativo del mezzo televisivo. Sottolinea il fatto che il modello telestreet si può integrare perfettamente in diverse esperienze televisive, anche di tipo diverso da quello proliferante.

 

Anche Mario, intervenuto subito dopo, parla di Nowartv, ma lo fa soprattutto per sottolineare la collaborazione fruttuosa tra diversi settori di lavoro creativo, i giovani operatori di Indymedia, i professionisti organici al sistema produttivo, e altre figure che il movimento sta mettendo in contatto produttivo. Poi ha detto che occorre pensare alle risorse di cui nel lungo periodo il mediattivismo avrà bisogno.

 

A questo punto Valerio introduce la seconda sessione, quella dedicata agli aspetti tecnologici della faccenda. Per prima cosa Valerio osserva che la legge Mammi é fondata sul presupposto di un numero limitato di frequenze, e in questo senso falsifica la realta. Anche se la gamma delle frequenze é limitata, infatti, in ogni area del territorio ci sono zone d’ombre determinate dalla caratteristiche locali del territorio. Diviene allora possibile un modello che connetta trasmettitori che debbono essere piccoli, e raggiungere un raggio territoriale molto ristretto, in corrispondenza con una locale zona d’ombra. La potenza indicata é quella di 0,07 Watt.

 

Interviene poi Maurizio che rivela anzitutto che gli schermi che vediamo sulla tavola trasmettono un segnale che viene mandato dall’antenna che tutti vedono, dietro il tavolo, come un feticcio argenteo che svetta vero il soffitto. Maurizio racconta che quando era ragazzo, a metà degli anni 70, aveva costruito con le sue mani un tramsettitore tivu, e un giorno un controllore della RAI venne a casa sua per verificare, senza conseguenze, l’esistenza di un minitrasmettitore. Poi Maurizio parteciò ad esperienze strutturate di televisione di base come fu Telebeat negli anni settanta. Poi fornisce consigli sul modo in cui si può evitare di essere intercettati. Poi spiega che si può decidere di utilizzare la centralina d’antenna che ogni condominio ha sul tetto sotto l’antenna. E’ sufficiente compiere una piccola modifica, e la centralina ricevente si trasforma in trasmittente\. Invece di mandare il segnale verso l’interno del condominio, lo manda verso l’esterno.

 

Inizia poi la sessione legale, che viene introdotta da Mario Albanese. Mario svolge dapprima un discorso sulla questione delle concessioni. La legge Mammi parla di concessioni in relazione a un piano delle frequenze che non é mai stato fatto. Perciò il regime di concessione é un sistema per consolidare rapporti di potere. Racconta poi esperienze che risalgono alla federazione radio emittenti democratiche nella seconda metà degli anni settanata, e racconta dell abattaglia che sta svolgendo in questi ultimi anni la rivista Nuove antenne.

 

Antonella, avvocato penalista ha poi sintetizzato gli aspetti propriamente penali legati alla trasmissione non autorizzata. Sono prevedibili pene pecuniare o detentive. Ma é discutibile il fatto che una telestreet come telefabbrica o orfeotv detengano dei veri trasmettitori. A rigore si tratta di semplici centraline d’antenna elaborate. Antonella sottolinea poi il fatto che Telefabbrica é una situazione da cui potrebbe partire una campagna per la depenalizzazione delle micro trasmittenti che non interferiscono con altri.

 

Inizia poi la sessione dedicata alle prospettive del mediascape, ma questa ve la racconto domani perché adesso vado a letto

 

Seconda Parte

 

faccio seguito al riassuntino di ieri scusandomi di nuovo per l’eccessiva stringatezza.

 

Alle 18 é iniziata la quarta sessione, quella dedicata alle prospettive di mutamento del mediascape.
Ho iniziato io (Franco) con un intervento su aspetti tattici e aspetti strategici del progetto Telestreet. In sintesi ho sostenuto che sul piano tattico Telestreet intende mettere in moto un moto di ribellione contro la dittatura mediatica in Italia, ma nell’operazione che stiamo costruendo é importante vedere anche un piano strategico che si inserisce nel divenire del mediascape in cui il medium centrico televisivo tende ad essere superato dalla proliferazione di nuclei di mediattivismo in rete.

 

Ha poi parlato Carlo Formenti che ha presentato il sito quintostato.org e descritto gli effetti che la recessione economica ha avuto e potrà avere sul mediascape. In particolare Formenti ha fatto riferimento alla crisi delle dotcom e al pericolo che questo indebolisca i margini di libera espressione.

 

Francesco Monico ha poi sintetizzato il dibattito teorico suscitato dalla ipotesi di determinismo tecnologico che emerge dal pensiero di McLuhan e Derrick De Kerkhove. In effetti, secondo Monico, i flussi mediatici tendono a permeare sempre più profondamente il comportamento sociale e questo ridimensiona lo spazio della politica e dell’autodeterminazione.

 

E’ poi intervenuto Matteo Pasquinelli. Se pensiamo al futuro, sostiene Matteo, dobbiamo pensare alla creazione di piattaforme capaci di integrare bacini produttivi e culturali che non si possono limitare alla dimensione della telestreet. Un modello interessante potrebbe essere quello di un palinsesto urbano. Ha fatto riferimento alle esperienze che in questo senso si sono sviluppate in nord europa, ad Amsterdam, ad Amburgo e in altre città dove le strutture pubbliche hanno reso possibile l’accesso a frequenze di raggio urbano. Una piattaforma urbana permetterebbe la sinergia dei diversi gruppi di mediattivisti che agiscono su un territorio metropolitano.

 

A questo punto il dibattito si é animato, qualcuno ha rilevato la contraddizione tra Telestreet e piattaforma urbana unificata proposta da Matteo. Ma qualcuno ha anche ricordato che, come dice Manolo, stiamo sperimentando modelli diversi senza pretendere alla preminenza dell’uno o dell’altro, secondo un principio di tipo polimediale.

 

Verso le otto l’eterea popolazione é sciamata verso le cibarie approntate al piano di sopra dai cortesi ospiti.

 

La sera il convegno si sposta nella sala ultragrande perché sono attese folle straripanti.
Ma la sera ve la racconto domani così che la suspense vi attanagli.

 

Terza Parte

 

Riprendo e concludo il mio riassuntino della giornata del 14 dicembre dopo qualche giorno in cui sono stato troppo occupato per lavorarci.
Qualcuno ha detto che il mia riassuntino fa un po’ schifo perché é troppo semplicistico. Penso che questa critica sia certyamente fondata, ma é un po’ come sparare sull’ambulanza, e niente impedisce a ciascun partecipante di mandare un testo più ampio ed esauriente.

 

Per prima cosa mi scuso di una dimenticanza grave. Non ho riferito nulla dell’intervento su New Global vision (dimenticanza dovuta al fatto che l’intervento di Vittorio era programmato per la quarta sessione e poi é stato spostato alla seconda, e così nella mia scaletta é finito cancellato). Ma si é trattato invece di un intervento di impotanza assolutamente centrale, sia dal punto di vista della proposta tecnica che dal punto di vista della costruzione strategica di un modello di comunicazione capace di coniugare reticolarità e videostreaming.
New global vision (http://www.ngvision.org/index.html) é un sito che vi permette di accedere a flussi di immagine di vario genere, dai videostreaming prodotti da nuclei di mediattivismo fino a film e documentari. La funzione di un sito di questo genere é centrale per la costruzione di un processo di produzione televisiva a rete. Ogni nucleo di mediattività può infatti proporre quei prodotti che si possono considerare di interesse collettivo, e ogni microtrasmittente può trovare in questo ambiente materiali di informazione o di creazione che possano essere utili alla sua programmazione.

 

La sera, alle 21.40, la discussione riprende. Nella sala grande del TPO ogni spaizo é occupato. C’é qualche timore (almeno in me, ma credo anche in altri organizzatori del convegno) che la presenza di persone come Michele Santoro e Stefano Balassone, che hanno sempre lavorato nella televisione generalista, possa portare l’attenzione su un piano scontato di attacco al dispotismo
Ma occorre dire cheil timore é presto dissipato.

 

Introduce Stefano Bonaga il quale per prima cosa sottoline agli elementi di novità che sono emersi dalla discussione della giornata. Poi ilustra il carattere di assoluta semplicità, quasi diingenuità del progetto che Telestreet rappresenta. Ma proprio in quella ingenuità e in quella semplicità sta il segreto della sua potenza, e della sua replicabilità. Bonaga osserva che per Spinoza la libertà non é negazione, ma potenza di agire, e questo é il principio a cui ci atteniamo quando diciamo che la migliore forma di contestazione del regime monopolistico consiste nel dotarsi degli strumenti per poter agire comunicativamente.

 

Michele Santoro sviluppa un ragionamento molto ampio. Si può dire quel che si vuole del fascismo e del regime democristiano, ma per lo meno quei sistemi ebbero la capacità di accompagnare lo sviluppo tecnologico. Oggi siamo invece di fronte a un modello bloccato, regressivo. Berlusconi non pensa alla TV, paradossalmente, si limita a servirsene, facendone una specie di McDonald dei sogni. La semplificazione serve a creare dei modelli che possono essere alla portata di tutti. Tre milioni di persone in Italia ricevono la loro informazione sul mondo interamente ed esclusivamente dalla tv. Altri otto milioni ricevono la loro informazione in larga prevalenza dalla TV. Noi dobbiamo evitare il pericolo di un divorzio tra una minoranza critica e una maggioranza completamente rimbecillita. Perciò le piccole televisioni di strada hanno una funzione importantissima, ma non possono cancellare il ruolo della tivu generalista.

 

Interviene poi Stefano Balassone secondo cui la televisione italiana é un sistema sottosviluppato e un sistema che teme lo sviluppo della comunicazione. Chiuso rispetto al mondo, e alla competizione dei media globali. A proposito di Telestreet  Balassone dice che il modello é il più agile e il più dinamico, ma l’impresa privata potrà nel futuro appropriarsi di questo modello. L’obiettivo che bisogna perseguire é quello di integrare la proliferazione di telestreet con la creazione di un modello generalista rinnovato che spazzi via l’attuale monopolio.

 

A questo punto sono intervenuto io per dire, in risposta a Santoro, che in questo momento la cosa più importante non é contrapporre un modello generalista buono a uno cattivo, ma creare modelli di pratica capace di proliferare e una mitopoiesi capace di decostruire l’immaginario dominante, delle prospettive di narrazione che spiazzino il potere e creino nuove forme di percezione della realtà.

 

Interviene poi Maurizio Torrealta che contesta la pretesa di una tutela generalista sulla sperimentazione. Il modello analogico e quello digitale si differenziano anche per il fatto che la televisione anlogica, con la sua concentrazione e il predominio della forma generalista enfatizza il protagonismo del conduttore mentre il modello digitale, proprio perché rende possibile una proliferazione non favorisce protagonismi ma partecipazione.

 

La discussione é proseguita con una risposta di Michele Santoro, che ha ripreso il riferimento ai modelli narrativi, dicendo inparticolare che ben diverso é eraccontare la guerra dagli aerei che bombardano o dalla festa di nozze che é bombardata in un villaggio afghano. Tutto cambierebbe se l’informazione televisiva si facesse da quel punto di vista narrativo.

 

E’ poi intervenuto Andrea Masu proponendo di impostare il discorso non dal punto di vista dei modelli di televisione, ma dal punto di vist delle pratiche di mediattivismo, dal rapporto che le nuove generazioni di operatori mediatici hanno con un armamentario comunicativo mobile, flessibile.

 

Poi Anna di Marincor ha riferito dell’esperienza di Global TV e ha insistito sull’importanza della corporeità nella comunicazione mediatica, e infine ha invitato a partecipare alla prossima scadenza di GlobalTV che sarà il 31 dicembre.

 

Alla fine, mentre la gente cominciava a sciamare perché era ormai passata mezzanotte, é intervenuta Helena Velena che ha detto, mi dicono, cose interessantissime. Ma io purtroppo ero già uscito dalla sala, e non posso riferirvi il suo intervento.

 

Franco