Christian
ci segnala che:
E? nata a Bologna la prima televisione di quartiere, in barba alla legge
Mammì che vieta l?esistenza di tv libere che non abbiano avuto la concessione
governativa.
Un progetto che sfrutta i vuoti dell?etere lasciati dai giganteschi ripetitori
ufficiali e, con mezzi ridottissimi (il trasmettitore utilizzato ha una copertura
di qualche centinaio di metri) si propone di ripercorrere l?esperienza delle
radio libere anni settanta. I padri fondatori di Orfeo tv (tutte le informazioni
sul sito www.telestreet.it) sostengono
la validità di un prodotto che nasce dal basso e non temono la chiusura del
loro innovativo canale: ?Certo l'emittente OrfeoTv è minuscola, ma non sarà
minoritaria se la seguiranno altre mille antenne di strada. E non è del tutto
ingenua se pensiamo che nel futuro la banda larga creerà le condizioni tecnologiche
per la convergenza dal basso tra internet e Tv!?
E io aggiungo che, iniziative di distribuzione video via Internet quale la
nostra possono fare molto per la sostenibilità di un modello di micro
televisioni di quartiere...ma poi, la RAI ha iniziato come RAI, ma canale 5
ha inziato come una costellazione di piccole emittenti locali, in barba alle
leggi del tempo.
e poi, è vero che si va contro la lettera della legge Mammì,
ma non contro lo spirito efficientista che ispira iniziaitve governative quali
Patrimonio Italia Spa: anche lo spettro elettromagnetico è un bene pubblico
scarso e, allo stato delle cose, mal sfruttato (senza ironia o sarcasmo) se
si dimostra che esiste un bisogno di micro TV e un modello sostenibile per esse...