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Michele Serra: Nasce la tv di caseggiato
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Tratto da "la Repubblica", 23 giugno 2002
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In un laido, meraviglioso bar del vecchio centro storico di Bologna, mentre la canicola faceva quasi evaporare il biliardo, un commando sudatissimo della sinistra tardo-situazionista ha presentato «Orfeo tv», l´emittente più debole del pianeta. Mezzo watt di potenza («trecentomila volte meno di un ripetitore standard», sottolineavano con orgoglio i promotori), apparecchiature da antennista per un costo inferiore ai mille euro, una gittata di circa centocinquanta metri per la prima tivù di isolato.
L´intenzione è infettare, isolato per isolato, l´Italia del duopolio Berlusconi-Berlusconi (Mediaset-Rai): i virus, dopotutto, sono sempre microscopici.
Il know-how politico-culturale è presto detto: di fronte alle migliaia di miliardi del potere mediatico, la sola quantità disponibile in eguale misura dagli oppositori è «la debolezza e la disperazione», come ha detto con lucido paradosso Franco Berardi Bifo. Aggiungendo che «siccome la disperazione è alla portata di tutti, chiunque non segua il nostro esempio è una merda». Ottimismo della volontà in forma allegramente minacciosa.
Grandi risate alle domande sul palinsesto e sulla composizione del «Consiglio di amministrazione». Orfeo tv, che ha acceso il suo microsegnale la sera del solstizio d´estate, è in realtà un ricettore localissimo, precario e superelastico, aperto ai contributi della popolazione indigena (interviste, interventi), alle operine dei video-makers tagliati fuori da tutto, a tutto quanto esprima umori e malumori di un´utenza così minima e solidale che la prima «vera» trasmissione di Orfeo è stata la commemorazione del barista, molto amato e molto rimpianto.
Ideata da maturi intellettuali e attivisti dell´area ex settantasettina (Radio Alice e dintorni), animata da una semi-redazione di ragazzi dalla telecamera facile, Orfeo tivù conta di non avere solo il valore di una testimonianza, o di un´estorsione occasionale ai danni di un potere così smisurato e facoltoso da non tenere in alcun conto la sottrazione di uno spicciolo infimo di audience. Il principio puntiforme e orizzontale della Rete è esaltato in massima misura dalla scelta, retoricamente depotenziata, di Orfeo. Esaltare la piccolezza per poi meglio connetterla con una miriade di altre piccolezze, anche attraverso un sito (www.telestreet.it) che è a disposizione di tutti gli eventuali emulatori. Se il futuro sarà provvido, cioè ricco di adesioni di altre emittenti di strada, il sito intende trasformarsi in canale satellitare.
Sole pregiudiziali, illustrate da Stefano Bonaga, quella antifascista, antirazzista e antisessista, perché Orfeo tivù nasce politica tanto quanto la televisione «vera» nasce commerciale (ovvero politica anche lei, ma ben dissimulata). Assolutamente politica, del resto, è la scelta di contravvenire esplicitamente alla legge Mammì: «Siamo illegali ma costituzionali», spiega Bonaga, nel senso che il diritto di espressione, garantito dalla carta fondamentale della Repubblica, è stato regolamentato in maniera da rendere possibili i monopoli più protervi (Rete quattro trasmette da un anno al di fuori delle regole), e impossibile l´accesso alle frequenze, tutte assegnate.
Orfeo ha scovato un «buco» nel fitto catasto dell´etere: in via Orfeo e adiacenze, la frequenza di Mtv è libera, ed è lì, come quando si occupa una casa sfitta, che ci si è infilati di straforo, invitando altre eventuali tivù di strada a fare altrettanto, caso per caso, anzi casa per casa.
Il clima del battesimo di Orfeo era decisamente interessante. Pauperista e assembleare, ma tutt´altro che mesto, e intelligentemente votato, al di là degli esiti dell´esperimento, a chiarire un concetto discutibile, ma tutt´altro che peregrino. Il concetto è questo: organizzare le debolezze e trasformarle in forza collettiva è, da sempre, la funzione della sinistra. Voler competere in campo altrui, e imitando i linguaggi altrui, è invece la vera mentalità perdente. Vincente è inventare il nuovo, scovarlo, immaginarlo, a partire dal sociale, dal disperso, dal negato.
E´ più «sfigata» una tivù da mezzo watt, presentata nel bar sottocasa alla presenza di vecchietti in canottiera, o sono più «sfigati» gli annosi tentativi di gestire la Rai infilandosi nei pertugi della lottizzazione, e inseguendo Mediaset? Prima di rispondere alla domanda, sarà bene meditare sull´attuale assetto televisivo...
Quelli di Orfeo lavorano nel piccolissimo convinti che sia, in prospettiva, la sola maniera di pensare in grande. E´ una mentalità analoga a quelle di tante altre reti e logo (vedi Lilliput) che sono pur riuscite a conquistare campo d´azione e visibilità. Ghetti? Diciamo quartieri, isolati, strade, e la limitatezza della gittata già appare più dignitosa e possibile. Centocinquanta metri più in là di Orfeo, nessuno può escludere che altri volonterosi matti con telecamera si mettano in testa di accendere un´altro cerino.
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