«Televisioni di strada»:
la prima ad aprire è stata
Orfeo Tv, a Bologna, il 21 giugno 2002.
La prima a essere chiusa è stata
Telefabbrica, il 5 dicembre 2002, a Termini Imerese; trasmetteva le proteste degli operai Fiat.
Sabato 14 dicembre i pionieri delle nuove emittenze si trovano a Bologna, per il
primo meeting nazionale delle «Tv street».
LA CARICA DEI PICCOLI - Davide contro Golia: ad opporsi alla tv di Stato sono nate le tv di isolato, o di quartiere come le chiamano altri che pensano più in grande: hanno apparecchiature da antennista, con un
costo che si aggira sui mille euro e una gittata che può andare
da 100 metri a un chilometro.
«Sono illegali, ma costituzionali» - dice
Stefano Bonaga, uno degli ideatori di Orfeo Tv, nel senso che
contravvengono alla legge Mammì, ma
si fanno scudo con l'articolo 21 della Costituzione. C'è
uno sciame di tv in erba che vogliono partire alla
conquista dell'etere e scardinare il duopolio televisivo più forte del Mondo.
Gruppi si stanno organizzando a Milano, Genova, Empoli, Cosenza, Palermo, Roma, Pescara, Napoli, Cuneo e Firenze. Alcune sono già andate in onda e una, Telefabbrica appunto, è già stata bloccata.
NESSUNA PIRATERIA E INTERCONNESSIONE - Molte altre sono pronte a prenderne il posto. Sono piccole, ma non pirata.
Non si immettono con blitz elettronici nei campi occupati dalle Tv potenti. Giocano d'astuzia: vanno semplicemente a trovare gli spazi lasciati vuoti e quindi
non oscurano nessuno. Le concessioni dell'etere infatti non usano tutto quello che hanno e, in alcune zone, dei canali restano liberi. In gergo sono definiti
«coni d'ombra». Basta scoprirli, occuparli e permettere così ai fortunati che si trovano nel raggio d'azione di seguire la nuova tv in miniatura. Fosse anche un solo condominio.
«Le nuove televisioni da strada - spiega
Valerio Minnella, del gruppo bolognese di Orfeo Tv - rispetto al passato hanno
due novità: non oscurano nessuno e puntano sulla
interconessione tra loro.
Internet in questo giocherà un ruolo fondamentale».
LOTTA NELL'ETERE AI CONFINI DELLA LEGGE - Molte idee, pochi soldi e una legislazione che «rema contro»: in particolare
la legge Mammì, per cui senza concessione qualunque attività in televisione è illegale.
Da sei mesi a un anno è la pena prevista per il semplice fatto di possedere una attrezzatura per trasmettere anche se non è funzionante. «Come rischiare una condanna per una pistola rotta» - commenta
Ambrogio Vitali, un altro dei «padri» di Orfeo Tv.
LA RIVINCITA DELLE TV LOCALI -
«Ora le emittenti locali si prendono la rivincita occupando le nicchie di frequenza rimaste libere e lo spazio culturale che compete loro rimasto inusato». E' questa la previsione che fa annuncia il
presidente del Conna, coordinamento nazionale antenne nuove,
Mario Albanese, che
da 27 anni segue le
sofferte vicende delle piccole televisioni in Italia. «Per anni
hanno tartassato le emittenti locali, coprendole di oneri insostenibili, le hanno distrutte o costrette a svendere, riuscendo ad
espropriare il territorio di tante voci che hanno una funzione di alta rilevanza sociale».
Stefano Rodi