|
|
|
Dopo soli tre giorni
di programmazione il ministero delle Comunicazioni
ha imposto la chiusura di Telefabbrica, piccola
emittente di quartiere nata a Termini Imerese per
raccontare le vicende degli operai Fiat. Il
racconto dei protagonisti Antenne blu in esubero
|
:: 04/12/2002 20.33.16 ,
di Alessio
Iacona
|
|
“Chi ha paura della
Tv libera?” E’ quanto si chiedono in queste ore
Laura Schimmenti e Andrea Zulini,
responsabili dell’emittente Telefabbrica. La
piccola tv, infatti, era operativa a Termini
Imerese da appena tre giorni quando ieri la
questura di Palermo ha convocato entrambi e gli ha
imposto di spegnere il ripetitore. Un’azione,
considerata dal pianeta dell'informazione
indipendente, "incredibilmente tempestiva e
severa" se si considera che l’emittente copriva
con le sue trasmissioni appena un quartiere della
cittadina siciliana.
Clorofilla
ricostruisce l’accaduto assieme alla stessa
Schimmenti, poco dopo il suo colloquio con le
forze dell’ordine: “Ieri pomeriggio ci è arrivata
una telefonata dei carabinieri – racconta - con la
quale ci “invitavano” a presentarci presso il
comando di Termini Imerese. Siamo andati lì
soltanto oggi e abbiamo incontrato due funzionari
del ministero delle Comunicazioni che ci hanno
contestato una serie di infrazioni”.
La
violazione più grave è relativa all’art. 195 della
legge Mammì, “che punisce anche il solo possesso
di apparati di trasmissione non autorizzati -
spiega Schimmenti –E’ infatti illegale occupare
una frequenza dell’etere senza autorizzazione
anche se, come nel nostro caso, quella frequenza è
libera e le trasmissioni interessano solo un
quartiere. In pratica abbiamo violato la legge
semplicemente accendendo il ripetitore.
Dunque la legge
esiste, è stata infranta e i colpevoli sono stati
rintracciati con inusuale rapidità: “Abbiamo
appena avuto il tempo di mandare in onda un
reportage sulla manifestazione a Roma degli operai
di Termini Imerese – conferma la portavoce
dell'emittente - insieme con alcune
interviste fatte in treno. Parole, suoni immagini
che documentano l’entusiasmo dell’andata in
contrapposizione con la cocente delusione del
ritorno”.
Telefrabbrica faceva parte del
circuito Telestreet, un reticolo di microemittenti
nate per raccontare i la vita in una singola
strada cittadina o al massimo in un quartiere.
Ultima in ordine di tempo ad iniziare le
trasmissioni è stata anche la prima e l’unica a
dover cessare la propria attività. “La velocità
con la quale ci hanno fatto chiudere è quanto meno
sospetta – nota Schimmenti - Viene infatti
da chiedersi perché proprio noi e solo noi, che
raccontiamo la protesta e il dramma degli operai
di Termini Imerese con la massima schiettezza
possibile, siamo stati bloccati. A chi facciamo
paura? E’ evidente che qualcuno teme la protesta
degli operai tanto da censurare una tv che copre a
malapena un quartiere”.
Non è detta
tuttavia l’ultima parola. I fondatori di
Telefabbrica, infatti, sono decisi a fare tutto il
possibile per riaccendere il loro piccolo
ripetitore per continuare a raccontare il dramma
degli operai di Termini Imerese. Una storia tutta
italiana che non merita censure.
|
| |
| |
| |
|
|